CRISI DELLA POLITICA
SENZA IDEE E QUALITÀ
Si.scrive e si parla della politica italiana dilaniata spesso da un convulso regolamento di conti o, in certi casi, da brusche contraddizioni o, ahimè contrassegnata, sovente, da un eccessivo nervosismo, che costituiscono, purtroppo, un deludente spettacolo di ammiccamento, a seconda della convenienza del momento, da parte di quella pletora di partiti e partitini, che costituiscono l'organizzazione collegiale di carattere rappresentativo dei due rami del nostro parlamento.
La crisi, è chiaro, è anzitutto del nostro sistema elettorale e poi un problema di caratura o, più semplicemente di consistenza politica e culturale di tante e tante "comparse" che la praticano.
Per fare politica, sia chiaro, non basta avere un bello aspetto e inserire nelle battaglie politiche un animismo medievale o peggio ancora demoniacale e fare soprattutto spettacolo. Occorre considerare la politica un apostolato civile e non una occasione per fare quattrini.
Occorre qualificare il linguaggio, rendere visibili gli elementi essenziali della democrazia; avere ideali ben precisi e idee chiare; attualizzare le pagine del Vangelo nel senso di uscire dall'egoismo personale, entrare nei bisogni degli altri e essere aperto al bene comune, cioè alla costruzione di una società concepita o attuata in una piena eguaglianza sul piano giuridico, sociale ed economico.
Per far questo basta guardarsi nello specchio del tempo per rivivere la passione e l'entusiasmo di un passato certamente migliore, trarne una lezione di stile e di vita.
Mentre il denaro asseconda ignoranza, vanità, velleità, in una simbiosi di trialismo, si tradiscono ideali e valori, un vuoto totale ci avvolge. Dove è finita la res publica dei latini? Ci viene spontaneo domandarci se ci sarà ancora modo di restituire la ragione e l'onestà ai politici?
Ce lo auguriamo per non arrenderci.
Italicus
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